Andiamo, ammettetelo! Almeno una volta nella vita ce lo siamo chiesto tutti! Perchè quando risolviamo un’equazione, una proporzione, scriviamo le funzioni sempre in funzione di un’incognita e la chiamiamo sempre x? Prima di dare la fatidica risposta, avviciniamoci pian piano e diamo un po’ di contesto storico…
I cosisti
Tutto parte dalla culla della civiltà (anche se attualmente i vari movimenti anarchici che stanno nascendo non tengono alto il nome… ), cioè dagli arabi. Ebbene la matematica classica deve molto agli arabi… Pensate che le parole algoritmo e aritmetica per esempio derivano proprio da loro, ossia da diverse traslitterazioni del nome del amtematico al-Khuwārizmī (sec. IX), attratto nella famiglia del gr. arithmós ‘numero, quantità’. Ebbene gli arabi indicavano l’incognita, in una equazione che ne conteneva una sola, come “la cosa”. In arabo, “cosa” si dice “shay”, un suono molto simile ad x.
Anche nell’Italia rinascimentale, l’incognita era chiamata “la cosa”. La scienza delle equazioni era nota come “l’arte della cosa” e gli specialisti che le risolvevano erano i “cosisti”. [1]
Cogito Ergo Sum
Nella cultura popolare
Ed ecco come si è andata a insediare nella cultura popolare l’idea di X come qualcosa che non si sa e non si conosce: parliamo oggi degli x-files, degli X-men e ancora prima c’erano i misteriosi raggi x!
E voi? Avete sempre usato la x come incognita? Sarò felice di commentare qualche vostro aneddoto se avete voglia di lasciarlo nei commenti 🙂 .
Au revoir
Erik
Lascia un commento