Archivio mensile:Ottobre 2019

achille e la tartaruga

Il paradosso di Achille e la tartaruga

A Zenone di Elea (450 a.C.) viene attribuita la creazione di numerosi paradossi famosi e forse il più noto è il paradosso di Achille e la tartaruga (Achille era il grande eroe greco dell’Iliade di Omero). Ha ispirato molti scrittori e pensatori nel corso dei secoli, in particolare Lewis Carroll (vedi Paradox di Carroll) e Douglas Hofstadter, entrambi i quali hanno scritto dialoghi espositivi che coinvolgono la Achille e la tartaruga.

Varie formulazioni del Paradosso di Achille e la tartaruga

La traduzione della versione originale di questo paradosso di Zeonone è più o meno come scritto qui sotto:


La tartaruga ha sfidato Achille ad una gara, sostenendo che avrebbe vinto a patto che Achille gli avesse dato un piccolo vantaggio. Achille rise di questo, perché ovviamente era un potente guerriero ed era rapido, mentre la tartaruga era pesante e lenta.

“Di che grande vantaggio hai bisogno?” Chiese sorridendo alla tartaruga.

“Dieci metri”, rispose quest’ultimo.

Achille rise più forte che mai, “Perderai sicuramente, amico mio”, disse alla Tartaruga, “ma facciamola pure questa gara, se lo desideri.”

“Al contrario”, disse la tartaruga, “vincerò e posso dimostrartelo con una semplice discussione”.

“Continua allora”, rispose Achille, con meno sicurezza di prima. Sapeva di essere un’atleta superiore, ma sapeva anche che la Tartaruga era più furba e acuta, e aveva perso molte discussioni al limite dell’assurdo con lei in passato.

“Supponiamo” iniziò la Tartaruga, “che mi dai un vantaggio di 10 metri. Pensi che saresti in grado di percorrere questi 10 metri di svantaggio iniziale rapidamente?”

“Molto rapidamente” affermò Achille.

“E quando avrai percorso quei 10 metri, fino a dove pensi che sarò arrivata?”

“Forse avrai fatto un metro, non di più”, disse Achille dopo un momento di riflessione.

“Molto bene”, rispose la tartaruga, “quindi ora c’è un metro tra di noi. E pensi di colmare quella distanza molto velocemente? ”

“Molto rapidamente, davvero!”

“Eppure, in quel momento sarò andata ancora un po’ più avanti, saresti ancora in grado di recuperare quella distanza, giusto?”

“Sì”, disse Achille lentamente.

“E mentre lo fai, sarò andata ancora un po’ più lontano, in modo che tu debba poi recuperare ancora la nuova distanza”, continuò la Tartaruga senza intoppi.

Achille non disse nulla.

“Ecco quindi che inizi a realizzare che, in ogni momento, devi recuperare una distanza tra noi, inoltre io – nel tempo a te richiesto per recuperarmi – percorrerò ancora nuova strada, per quanto piccola, così che dopo tu debba recuperare di nuovo.”

“In effetti, deve essere così”, disse stancamente Achille.

“E così non potresti mai raggiungermi” concluse la Tartaruga con simpatia.

“Hai ragione, come sempre”, disse tristemente Achille – e concesse la corsa.


Il paradosso di Zenone può essere riformulato in maniera “più moderna” come segue. Supponiamo che io voglia attraversare la stanza. Innanzitutto, ovviamente, devo percorrere metà della distanza. Quindi, dopo, devo coprire metà della distanza rimanente. E dopo devo coprire metà della distanza rimanente. E poi devo coprire metà della distanza rimanente… e così via per sempre. La conseguenza è che non riesco mai ad arrivare dall’altra parte della stanza.

Quest’immagine, seppur in inglese penso ti chiarirà il concetto:

Trovata su Reddit

Nell’immagine qui sopra si può vedere un criceto che vuole rasarsi il pelo, va quindi in un negozio dove ad ogni sessione gli radono metà del pelo che ha attualmente…esattamente come Achille non prende mai la tartaruga, anche in questo caso il criceto non potra mai essere completamente rasato, dato che:

$\Big(\frac{1}{2}\Big)^n>0\;\;\;\forall n\in\mathbb{N}.$

Una delle descrizioni più famose del paradosso è dello scrittore argentino Jorge Luis Borges:

«Achille, simbolo di rapidità, deve raggiungere la tartaruga, simbolo di lentezza. Achille corre dieci volte più svelto della tartaruga e le concede dieci metri di vantaggio. Achille corre quei dieci metri e la tartaruga percorre un metro; Achille percorre quel metro, la tartaruga percorre un decimetro; Achille percorre quel decimetro, la tartaruga percorre un centimetro; Achille percorre quel centimetro, la tartaruga percorre un millimetro; Achille percorre quel millimetro, la tartaruga percorre un decimo di millimetro, e così via all’infinito; di modo che Achille può correre per sempre senza raggiungerla».

Jorge Luis Borges

Ovviamente questo è un paradosso perchè porta a risultati parecchio controintuitivi. Se ti interessa sapere qualcosa di più approfondito sulla nozione di Paradosso e su altri esempi avevo scritto questi articoli a riguardo:

Vediamo però ora i problemi che si incontrano quando si vuole “verificare” questo paradosso nel mondo reale.

Il paradosso di Achille e la tartaruga nel mondo reale

Quando si parla di matematica del continuo e di numeri reali, tutto quanto detto nelle varie formulazioni del paradosso torna. Infatti i numeri reali godono di una proprietà davvero importante, riassunta nel cosiddetto Assioma di completezza.

Data una qualunque coppia $A,B\subset\mathbb{R}$, entrambi non vuoti e tali che $a\leq b$ $\forall (a,b)\in A\times B$, allora esiste un numero reale $c$ tale che $a\leq c \leq b,\;\;\forall (a,b)\in A\times B.$ Questo $c$ è detto separatore degli insiemi $A$ e $B$

Assioma di Completezza numeri reali

Questo implica che ogni insieme limitato superiormente ammetta estremo superiore e se limitato inferiormente ammetta estremo inferiore e, in parole povere, dice che la retta reale è senza buchi.

Come può questo aiutarci a costruire il paradosso di Achille e la tartaruga?

Beh, semplicemente perché in questo modo sappiamo che di ogni distanza possiamo calcolarne una frazione e quindi dire che Achille non raggiungerà mai, lungo la retta reale, la tartaruga.

Cosa succede invece nel mondo reale? Facciamola molto semplice, supponiamo che i piedi di Achille sia di 20cm per semplicità. Bene, supponiamo in oltre che il vantaggio iniziale sia di 10 metri e che Achille sia 2 volte più veloce della tartaruga. Ottimo, vediamo cosa succede nella gara:

  1. Quando Achille percorre i 10 metri iniziali di vantaggio, la tartaruga ne ha fatti altri 5 (“nuovo svantaggio”)
  2. Quando recupera anche questi 5, la tartaruga ne ha fatti altri 2.50m
  3. In seguito, nel tempo che Achille recupera questi 2.5m la Tartaruga ne fa 1.25m
  4. Poi percorrono rispettivamente 2.5m e 0.625m
  5. Quindi 0.625m e 0.3125m (Anche se sarebbero difficili da misurare, supponiamo però di riuscire senza errori)
  6. Eccoci al punto critico: ora Achille ne fa 0.3125 e la tartaruga 0.15625‬m

Ottimo, il distacco tra i due a questo punto è quindi di 0.15625m, che è meno della lunghezza del piede di Achille. Supponiamo che tutte le misurazioni delle distanze sono state prese dal tallone di Achille, ciò vuol dire che la punta dei suoi piedi ha ormai raggiunto la tartaruga.

Ora, sono consapevole che è un po’ buttato lì questo ragionamento, ma con i numeri volevo farti vedere come nella realtà questo sia davvero impossibile, dato che gli esseri viventi non sono puntiformi e non siamo nemmeno in grado di dividere infinitamente bene una distanza. Quindi nel mondo reale prima o dopo i due sarebbero allo stesso livello.

Si può dimostrare anche matematicamente che nella vita reale Achille avrebbe raggiunto la tartaruga in tempo finito, come vedremo qui di seguito (il ragionamento è preso da Wikipedia ma è molto naturale procedere in questo modo).

Il tutto sarà basato sullo studio di una serie geometrica. Definiamo con $T$ il tempo necessario ad Achille per raggiungere la tartaruga, come possiamo scrivere questo tempo?

$T=t_0+t_1+t_2+….$

dove $t_i$, $i\in\mathbb{N}$ sono i tempi necessari ad Achille per colmare l’$i-$simo divario con la tartaruga. Quindi a priori sono infiniti contributi da sommare. Andremo però a mostrare, grazie a qualche semplice legge fisica, che nel concreto questa somma è in realtà finita. Definiamo però ora un sistema di riferimento in cui lavorare:

  • Fissiamo l’origine dell’asse $x$ alla posizione iniziale di Achille, mentre quella iniziale della tartaruga la diciamo $L_0$.

  • Definiamo con $L_1,L_2,…$ le successive distanze, quelle colmate in $t_1,t_2,…$ dall’eroe.

  • La velocità di Achille è definita $v_A$ mentre quella della tartaruga $v_T$, dove chiaramente $v_A>v_T$ altrimenti possiamo già concludere che l’eroe non raggiungerà mai l’avversaria.

  • Nel paradosso è supposta l’esistenza di una costante $d$ tale che $\frac{v_T}{v_A}=d$, ad esempio $d=1/10$ se Achille va 10 volte più veloce della tartaruga.

La legge del moto rettilineo uniforme afferma che $x_A(t)=s_0 + v_At = v_At$ visto che fissiamo la posizione iniziale di Achille a 0. Per la tartaruga vale invece $x_T(t) = L_0 + v_Tt$. Il tempo $t_0=\frac{L_0}{v_A}$ è quello richiesto ad Achille per percorrere il distacco iniziale di $L_0$.

Quanto spazio ha percorso la tartaruga in questo tempo $t_0$? Beh, basta usare la legge oraria:

$L_1 = x(t_0)-x(0) = L_0+v_Tt_0-L_0=v_Tt_0=v_T\frac{L_0}{v_A}.$ A questo punto si può procedere calcolando $t_1$, ovvero il tempo necessario ad Achille per percorrere $L_1$, vedendo che ancora si ha $t_1=\frac{L_1}{v_A}$, tempo durante il quale la tartaruga si muoverà di $L_2 = v_Tt_1$ e così via per gli spostamenti futuri…

Quindi

$t_n=\frac{L_n}{v_A} = \frac{v_Tt_{n-1}}{v_A} =t_{n-1}\frac{v_T}{v_A} = dt_{n-1},$ da cui segue per ragionamento induttivo, che $t_n=d^nt_0$.

Eccoci quindi quasi alla conclusione, riassembliamo i pezzi per ricavare

$T = t_0+t_1+t_2+…=t_0+dt_0+d^2t_0+…+d^nt_0+… = \sum_{n=0}^{+\infty} d^nt_0 = t_0 \sum_{n=0}^{+\infty} d^n $

che è effettivamente una serie geometrica. Siccome $d<1$, si ha che essa converge e il valore a cui converge sarà:

$T=t_0\frac{1}{1-d}=t_0\frac{1}{1-v_T/v_A} = \frac{v_At_0}{v_A-v_T}=\frac{L_0}{v_A-v_T}<+\infty.$

Eccoci a concludere quindi che nel mondo reale, i due si incontreranno dopo un tempo $T$ che è finito e, chiaramente, dopo questo istante Achille supererà la tartaruga. Una cosa che ci tengo a farti notare, più $v_A-v_T$ è piccola, ovvero le due velocità sono simili, più il tempo necessario a pareggiare le posizioni cresce.

Un’altra cosa interessante è che se, per assurdo $v_A<v_T$ otterremmo un tempo $T<0$, che può essere interpretato nel senso che nel passato la tartaruga era dietro ad Achille ma l’ha superato.

Questa è una dimostrazione del perché questo è considerabile un paradosso. Infatti abbiamo che il risultato matematico è controintuitivo rispetto a quello che ci aspettiamo accada (e accade realmente).

La dimostrazione si basa unicamente sullo studio delle serie geometriche convergenti. Ah, se non conosci questi oggetti, puoi studiarli qui: Serie Geometrica – Youmath.

Però il ragionamento fatto dalla tartaruga fila nel momento in cui ci si pensa, giusto?

8 consigli per gestire al meglio l’Università di matematica

Ci siamo! Ormai l’università è iniziata e stai cercando qualche consiglio per affrontarla al meglio. Magari ti sei iscritto al primo anno di università. Probabilmente ti salgono i primi dubbi sul motivo per cui ti sia andato ad iscrivere in un’università del genere.

Magari inizi a chiederti se sarà troppo difficile. Intanto ti do già una risposta a questa domanda: è troppo difficile per te se non hai voglia di studiare, altrimenti la laurea è praticamente già tua. Ciò che andrai a studiare è oggettivamente di complicata comprensione, ma con lavoro, collaborazione e una mano (che dopo ti dirò cosa significa) riuscirai senza dubbio a capire anche i passaggi più complicati di ogni corso.

Questo articolo ha anche l’obiettivo importante di far sì che tu capisca bene che studiare matematica non vuol dire imparare a memoria dei risultati, ma vuol dire capire bene i teoremi, capire dei risultati, esempi e dimostrazioni.

Detto ciò, ho pensato di darti qualche suggerimento per agevolare l’inizio e il proseguimento della tua carriera universitaria, soprattutto se andrai a frequentare (o stai già frequentando) matematica o comunque anche per gli anni successivi.

Sono semplicemente otto consigli che ti do basandomi sulla mia esperienza. Magari non funzionano con te, magari non ti trovi a seguire le mie indicazioni, però questi semplicemente sono i miei suggerimenti 🙂

Ah…se invece di leggere preferisci ascoltare ho preparato anche la versione audio qui:

1. Inizia a studiare per tempo

Partiamo da una cosa abbastanza semplice da comprendere, ti consiglio di non vedere gli esami troppo distanti. Noi quando ci scriviamo all’università veniamo da cinque anni alle superiori in cui, tranne le verifiche che ci vengono imposte ogni due settimane, non dobbiamo preparare degli esami che comprendano quantità di programma molto elevato. Si, è vero…c’è la maturità ma quella si fa una volta in tutto il liceo in tutte le superiori!

Nel momento in cui vai ad iscriverti all’università, ti trovi a settembre/ottobre avendo cinque o sei mesi davanti senza nessun test e senza nessun esame, ed è quindi abbastanza naturale sentirsi liberi, sentirsi senza troppo lavoro da fare. Questo perché gli esami sembrano distanti. Ecco dov’è il problema! Infatti all’inizio, soprattutto il primo anno in cui si fanno materie come Analisi 1, Fondamenti o Algebra Lineare che magari in parte sono già state viste alle superiori, ce la si prende comoda e si inizia a dire “Bene questo l’ho già sentito, mi basterà rileggerlo prima dell’esame!”.

Iniziando il semestre in questo modo, è poi un attimo trovarsi alla fine con troppe cose da studiare per preparare come si deve l’esame. Questo è un problema soprattutto perché gli esami del primo anno sono fondanti e quindi ci sono esami che se non si capiscono bene si farà fatica poi negli anni successivi, perché sono comunque argomenti base che vengono utilizzati nei corsi seguenti.

Questo è un problema che mi sento di condividere soprattutto perché il mese scorso (sto scrivendo il 14 ottobre 2019), siccome adesso sono in Erasmus in Francia, ho avuto modo di vedere com’è organizzata l’università qui. Qui diciamo che non hai questo margine, questo respiro, perché ogni tre mesi hanno degli esami. Quindi nelle università francesi non ti sentiresti così spensierato, con così tanto tempo libero come in Italia. Il che è sia una bene che un male, ecco perchè ci ho tenuto sottolineare questo “problema” 😉

Quindi il suggerimento è di non prendertela comoda. Anche se ti sembra di sapere già qualcosa segui comunque le lezioni e inizia a studiare da subito.

2. Segui (nei limiti del possibile) tutte le lezioni

A parte alcune facoltà, solitamente matematica è un indirizzo di studi in cui la frequenza non è obbligatoria. Altra grande differenza rispetto alle superiori!

Cosa vuol dire questo? Vuol dire che possiamo anche non andare a lezione, esatto!

Che pacchia…mi faccio tutti i giorni a svegliarmi alle 11, un po’ di TV e poi dopo pranzo mi metto lì alla scrivania a leggere 2-3 ore le dispense del prof.

Questa laurea in matematica mi piace già un sacco!

Benissimo, cancella queste idee dalla tua testa 🙂 , magari riuscirai a portare a termine la laurea in questo modo, ma ti assicuro che sarà molto più lungo e complicato il tutto.

Preparare un esame di matematica in autonomia, senza seguire le lezioni, (soprattutto gli esami del primo anno) non dico che sia impossibile ma è parecchio difficile. Magari alcuni argomenti non sono neanche difficili di per sé, ma al primo anno è importante acquisire il formalismo matematico, il modo di ragionare che è tipico della matematica.

Mi riferisco per esempio ad apprendere come è strutturata una dimostrazione o a come approcciare un problema. Queste sono tutte competenze che si acquisiscono col tempo e con l’esperienza, ma soprattutto andando a lezione. Seguendo quello che il professore dice, sarà normale in certe lezioni non capire al volo quello che viene detto e non devi spaventarti in quelle circostanze. Devi comunque continuare ad andare a lezione a meno di impedimenti importanti che non puoi evitare.

Non è importante capire tutto al primo colpo. Anzi spesso sarà difficile, se non impossibile. Però comunque a lezione stai attento o attenta e prendi appunti. Pian piano il cervello si abitua a certi ragionamenti, a forza di sentirli e, anche se ti sembrerà di non capire, in realtà ti stai agevolando notevolmente la fase di studio di quell’argomento. Studiare qualcosa avendone anche solo sentito parlare è meglio che studiare qualcosa di cui sappiamo solo il nome 🙂

P.S. Un discorso a parte va fatto per i lavoratori part-time. Io ti ammiro molto se stai portando avanti, insieme all’università, un lavoro. Significa che sei una persona organizzata e determinata. Il discorso che ho appena fatto chiaramente vale molto poco per te visto che ti sarà difficile andare sempre a lezione, però ti dico di non sottovalutare la frequenza quando riesci ad andare.

Così arriviamo anche al consiglio numero tre…

3. Prendi sempre appunti

A matematica siamo fortunati perché, rispetto ad altre facoltà, (come ho avuto modo di sperimentare per esempio nella facoltà di economia o per corsi più statistici), i professori sono soliti scrivere alla lavagna tutto quello che dicono. Questo accade soprattutto al primo anno perché i corsi sono molto teorici e c’è poco di applicato.

Corsi come Algebra lineare, Analisi uno, Fondamenti della matematica sono tutti teorici, con molti teoremi e molti risultati da apprendere. Per fortuna il professore quando fa lezione solitamente entra in aula, prende il gesso (o pennarello, magari voi siete più moderni 😉 ) e inizia scrivere alla lavagna.

Quindi l’idea è che vai a lezione ma non a scaldare il banco, ti metti lì con il tuo quaderno e scrivi quello che scrive (e dice) il prof.

Ti accorgerai che scrivere tutto è possibile visto che quello che dicono loro lo scrivono anche la lavagna e quindi c’è il tempo di copiare tutto. Se invece hai corsi un po’ più discorsivi (perché magari sei più avanti con gli anni e hai corsi di statistica per esempio) solitamente accade che il professore entra e parla su delle slide. Può succedere questo. In quel caso non devi certo star lì a scriverti tutte le parole che il professore dice però devi cercare di segnarti le cose importanti che dopo combinerai con le dispense, i libri di testo e le slide, in modo da preparare l’esame in maniera completa. Però l’importante è non andare ad ascoltare e basta.

Giusto per ribadire il concetto…pensare di aver capito perché si è ascoltato è un po’ troppo azzardato, soprattutto siccome l’esame (come ho detto prima) può essere addirittura cinque mesi dopo che hai seguito la lezione. E’ quindi un attimo che un passaggio si dimentichi o non ci si ricordi il perché di qualche risultato. Quindi è importante prendere degli appunti e, se sei organizzato e hai voglia di lavorare, sarebbe anche comodo riordinare gli appunti a casa. Ad essere onesto, io non l’ho mai fatto. E scrivo anche male 😉 . Però mi trovo bene con questo metodo, quindi continuo così. Però se tu hai tempo e voglia di sicuro non può altro che aiutarti sistemare gli appunti, quantomeno è un modo per rivedere una prima volta la lezione.

Eccoci al consiglio numero 4…

4. Compra o prendi in prestito i libri suggeriti

Adesso vado a suggerirti una cosa che non ho seguito in triennale, ma che ho scoperto essere importante ora in magistrale. Andando in classe a quasi tutte le lezioni e prendendo appunti (solitamente in maniera più o meno ordinata) mi sono sempre trovato bene e non ho mai né comprato libri, nè ne ho presi in prestito in biblioteca. Questo perché pensavo che fossero sufficienti quegli appunti.

In realtà i libri li ho usati per preparare un paio di esami (Analisi due ed Analisi tre per esempio) ma in magistrale ho scoperto che, nonostante gli appunti possano essere autosufficienti e possano permetterti di preparare l’esame bene, i libri possono aiutare davvero. Infatti ti anticipo che anche senza usare libri gli esami li ho sempre passati e con buoni risultati devo dire, però a volte lo sforzo per comprendere certi passaggi mi rendo conto che sarebbe stato ridotto notevolmente appoggiandomi ad un buon libro…e ce ne sono davvero di meravigliosi.

In magistrale ho sperimentato come un buon libro ti permette di velocizzare lo studio.

Puoi farne a meno. Però l’avere come supporto un libro ben fatto, ben pensato e con un percorso che ti porti da un punto A ad un punto B in maniera chiara può essere molto d’aiuto, può aiutarti a preparare l’esame in meno tempo. Può permetterti di bloccarti meno tempo su domande che gli appunti non riescono a chiarirti e magari, leggendo la spiegazione sotto un altro punto di vista, riesci a capire meglio e più in fretta.

Quindi ho pensato di preparare una lista di link, con dei commenti personali, in cui ti elenco i libri che suggerisco per accompagnare gli appunti dei vari esami della triennale (e magari metterò anche qualcosa per la magistrale). Questa lista sarà in continuo aggiornamento ma adesso puoi già trovarne un bel po’ e la trovi qui:

Libri di testo suggeriti per l’università di matematica

Ah, per alcuni libri interessanti (magari per materie un po’ più avanzate) può venirti utile l’inglese 😉 .

Arriviamo ora a quello che ritengo il consiglio più potente, il suggerimento numero 5.

5. Trovati un bel gruppo di compagni/e di corso con cui studiare

Il consiglio che ti do è di cercare di trovarti un gruppetto di altri ragazzi e ragazze del tuo corso con cui ti trovi a studiare insieme. Io alle superiori ero contro lo studio di gruppo, perché pensavo di trovarmi meglio e risparmiassi tempo studiando da solo. Probabilmente era anche vero per quelle materie, ma per le materie come Analisi 1 o anche l’Algebra lineare (stando sugli sui corsi del primo anno) può essere davvero utile lavorare insieme a degli amici, lavorare insieme ad altri che magari hanno competenze e gusti diversi.

Poi chiaramente con questo gruppo non ci studierai e basta, andrai anche a divertirti, non preoccuparti 😉

Ma vediamo come mai un gruppo del genere ti può aiutare. Una cosa che succede soprattutto nei corsi in cui devi fare tanti esercizi, perché hai un esame scritto, è che probabilmente tu ti trovi a tuo agio a trattare certe tematiche oppure che tu capisca meglio certe dimostrazioni e loro ne capiscano meglio altre. Oppure a te è chiara l’idea per risolvere un esercizio ma non sei in grado di formalizzarla, mentre il tuo amico è bravo a scrivere in “matematichese” ma non sarebbe stato in grado di pensare come risolvere l’esercizio.

Essendo quindi più di una testa è più facile riuscire a portare avanti un esame in tranquillità, senza scervellarsi troppo e studiandolo comunque bene. Quindi la cosa che ti suggerisco è di provare a trovarti un gruppetto di due, tre o quattro persone con cui fare esercizi, confrontarti su domande, dubbi e provare a capire anche la teoria presentata a lezione.

 Quindi loro dovrebbero essere le prime persone a cui porre delle domande.

6. Fai domande, non accumulare dubbi e non portarteli all’esame

Nel caso tu non riesca a capire qualche passaggio o qualche risultato e magari anche il tuo gruppetto di amici non è in grado di aiutarti, ti chiedo di non tenerti il dubbio e non lasciare che questo cresca o che ti rimangano delle lacune fino al giorno dell’esame. Quello che ti suggerisco di fare è di trovare un momento in cui il professore è disponibile per il ricevimento (o anche prima/durante la lezione) e chiedergli ciò che non riesci a capire.

Non farti troppi problemi, in fondo loro sono lì per accertarsi che tu capisca, magari non lo fanno con troppa voglia (può succedere) ma comunque ti risponderanno.

E in questo modo ti sarà più chiaro il problema e potrai proseguire in tranquillità con gli argomenti successivi.

Questo è importante perché in matematica più o meno tutto è collegato, non puoi quindi trascurare delle lacune e sperare che non emergeranno mai in futuro. Quindi cerca di risolvere i tuoi problemi il prima possibile (e ne avrai perché è normalissimo averne)!

7. Fai molti esercizi cercando di capire bene ciò che fai, così da essere in grado di generalizzare a casi leggermente diversi

Arriviamo quindi al penultimo consiglio.

Soprattutto al primo anno avrai molti esami che hanno sia un esame orale che scritto. Molti esami da 12 crediti avranno una parte del corso di esercizi per prepararsi all’esame scritto. Il professore solitamente ti suggerirà degli esercizi da provare a casa, e quindi insieme ai tuoi compagni di studi.

Questi esercizi non prenderli solo come un suggerimento. Sono solitamente mandatori, perché magari sono esercizi simili a quelli che troverai all’esame o comunque sono esercizi che è importante aver capito per poter comprendere l’argomento successivo. Quindi sia che questi fogli di esercizi abbiano dei punti bonus (nel caso tu li faccia bene) o meno, tu fregatene e comunque falli per prepararti all’esame.

Per preparare gli esami scritti ti consiglio non solo di fare questi esercizi ma di cercarne altri, in primis negli appelli vecchi (se riesci a reperirli online sul sito del corso meglio, se no puoi chiedere anche agli studenti degli anni passati che di sicuro sanno che nelle retrovie, su Dropbox magari, c’è qualche cartella “segreta” con un bel po’ di materiale utile. Chiaramente ogni riferimento è puramente casuale 😉 ).

Poi puoi anche affidarti a forum come matematicamente o YouMath o cercarli online. C’è infatti pieno di dispense, PDF ricchi di esercizi che sono magari anche svolti.

Sempre stando sul tema degli esercizi, probabilmente se tu sei andato ad iscriverti a matematica è perchè ti veniva facile come materia o ti piaceva particolarmente alle superiori. Magari riuscivi a risolvere anche velocemente gli esercizi.

Bene, all’università non devi spaventarti se per fare un esercizio ci metti tanto tempo. Può succedere di sbattere la testa (da solo e anche con altri) su un esercizio per ore e magari senza riuscirci.

Non è un problema questo, è normalissimo e magari il professore ti ha suggerito di farlo proprio per quel motivo. Magari era pensato non tanto perché l’esercizio è importante per il risultato, ma per il ragionamento che ci fai dietro per provare a capire come risolverlo.

Quindi non preoccuparti, prima o dopo troverai un modo per risolverlo. Puoi chiedere al professore o puoi chiedere su forum online. Comunque troverai un modo per risolverlo. L’importante è che non ti spaventi se dopo un’ora non riesci a risolverlo, può succedere.

Se ti interessano esercizi di Analisi uno svolti passo passo e magari qualche materiale aggiuntivo sulla teoria, ho aperto una Pagina Instagram che trovi qui @Analisiuno dove quotidianamente pubblico nuove soluzioni e discutiamo di problemi vari.

Davide

Arriviamo ora alla preparazione di un esame orale…

8. Impara a studiare correttamente le dimostrazioni

Abbiamo parlato abbondantemente della preparazione degli esami scritti. Manca ora qualche suggerimento per l’esame orale. Questo solitamente coinvolge una parte teorica predominante e di solito all’orale si richiede che vengano compresi i vari teoremi, i vari lemmi spesso con relative dimostrazioni.

Le dimostrazioni sono un qualcosa che non sei stato abituato fino ad ora a studiare con un certo metodo. Infatti quelle delle superiori non sono mai state dimostrazioni particolarmente lunghe, a meno che da solo non ti sei messo a studiarne di particolari e in quel caso complimenti!

Se ti interessa qualche consiglio personale per studiare le dimostrazioni prova ad ascoltare questa puntata di Podcast:

Devi farci un po’ la mano, sbatterci la testa e con calma ti crei un tuo metodo. Non è questo l’importante, quello che mi interessa consigliarti adesso è: in caso di risultati particolarmente complicati, non limitarti ad imparare a memoria. Può andarti bene una volta, due volte…però prima o dopo succederà che a qualche orale ti venga chiesta una cosa e tu, riferendola a memoria, attirerai l’attenzione del professore. Infatti lui, rendendosi conto subito che tu non stai capendo quello che dici, ti verrà a fare qualche domanda strategica 😉 a cui NON puoi rispondere senza aver capito bene il teorema in analisi.

Inoltre lo studio teorico non deve essere finalizzato a passare l’esame, ma a crearsi delle fondamenta solide per andare a seguire i corsi successivi. Quindi se tu impari a memoria dei risultati, delle dimostrazioni o dei teoremi, farai fatica a ricordarteli ed è questo l’obiettivo principale!

Se ti sei iscritto al corso di laurea in matematica l’obiettivo non dovrebbe essere tanto laurearsi nei tre anni (anche se sarebbe un bell’obiettivo), però l’importante è che tu capisca quello che studi. L’importante è che tu poi ti ricordi quello che hai fatto e sia in grado di utilizzarlo per studiare materie più avanzate o per risolvere problemi che ti interessano.


Eccoci alla fine di questa lista di suggerimenti…spero di averti dato qualche consiglio utile!

Ho scritto questo articolo perché ho pensato che mi avrebbe fatto piacere leggere una lista del genere quando,quattro anni fa, mi sono iscritto alla laurea in matematica. Infatti il mondo universitario e la matematica sono un qualcosa che non si conosce e non si sa cosa si vada a studiare.

Anzi di solito ci si iscrive al corso di laurea matematica perché ci si trova bene alle superiori a farla o perché viene facile, perché piace. Però la matematica che si fa alle superiori è completamente diversa da quella dell’università. C’è un mondo da scoprire e sono certo che ti divertirai a scoprirlo 🙂

Quindi spero di averti dato una mano. Non volevo spaventarti e se l’ho fatto scusami, però comunque questi sono solo dei suggerimenti. Tu leggili, se vuoi applicane anche solo 1 o 2 o anche nessuno, non è un problema.

Se ti è piaciuta questo articolo magari suggeriscilo ai tuoi amici che sai che sono iscritti alla laurea in matematica o che magari sono al secondo o terzo anno e pensi possa essergli utile.

Laurea in matematica: cos’è? Me la consigli?

Cos’è la laurea in matematica

Ti stai informando su cosa sia la laurea in matematica? Beh, intanto anche solo per essere tentato a iscriverti a questo corso di laurea ti faccio i complimenti, magari diventerai dei nostri 😉 Detto ciò, vediamo un po’ cosa sia questa laurea in matematica. 

Prima di iniziare l’articolo, ci tengo a farti sapere che lunedì 12 aprile 2021 ho organizzato una serata in cui parleremo dell’università di matematica con le chiamate vocali di Telegram. Se ti interessa puoi iscriverti al canale da qui https://t.me/mathoneblog . Ci sarà spazio per dubbi, domande e raccontare le nostre esperienze, ti aspetto! 😉

In questo paragrafo iniziale farò finta che tutti i corsi di laurea in matematica siano uguali (cosa parecchio errata) e mi concentrerò un po’ sullo spirito dietro a questa laurea e sugli aspetti che svilupperai in questi anni di studio, se sceglierai questo percorso.

Qui ho raccontato in un video, abbastanza lungo, la mia esperienza universitaria, se può interessarti/aiutarti.

Intanto ti suggerisco questa lettura molto interessante in cui vengono presentati alcuni suggerimenti per studiare matematica all’università: How to Study for a Mathematics Degree

Tralasciamo quindi le materie che andrai a studiare, ne parleremo nei prossimi paragrafi. Vediamo innanzitutto cosa NON è la laurea in matematica. In questi anni di studio di sicuro:

  • Non verrai formato per fare i calcoli velocemente
  • Non imparerai solo a far meglio quello che hai già visto alle superiori ma scoprirai mondi a te ora sconosciuti
  • Non ti annoierai. Il corso di laurea in matematica è parecchio impegnativo e quindi per preparare gli esami non ti basterà studiare le settimane prima della sessione. Cosa forse un po’ diversa da come sei abituato per le verifiche, però all’università sarà necessario sviluppare un buon metodo.
  • Non parlerai solo di numeri. I numeri sono solo uno strumento a disposizione del matematico, per verificare le proprie idee e ottenere risultati poi utili a interpretare la realtà
  • Non vedrai solo cose concrete. Anche se sceglierai un percorso più applicativo, un po’ come ho fatto io, tra tutte le materie che seguirai ce ne saranno di più concrete e di più astratte. Purtroppo o per fortuna i corsi sono spesso legati tra loro e quindi è necessario acquisire solide basi teoriche e capacità di astrazione per poi ragionare su esempi e problemi concreti

Bando alle ciance, basta con questi NON e andiamo a vedere cosa è effettivamente questa laurea. E’ un percorso, di 3 o più anni, in cui andrai a sviluppare grandi capacità di astrazione, di ragionamento, di lavorare in gruppo, di risolvere problemi e di organizzazione. Queste, come ben puoi intuire, sono tutte capacità poi spendibili non solo nei classici lavori che puoi pensare legati alla matematica (ne vedremo alcuni in seguito), ma sono tutte skill apprezzate in moltissimi ambiti lavorativi. Ecco quindi un motivo per cui ti sconsiglio di basare la tua scelta universitaria con il solo obiettivo di trovare un LAVORO SICURO, ti ricordo che con la tecnologia in così veloce avanzamento, gran parte dei lavori a tua disposizione quando concluderai la laurea non esistono ancora oggi (se vuoi approfondire questo tema leggiti questo articolo in cui si parla di 46 nuovi lavori per il 2030)

La laurea in matematica è quindi un percorso di studi parecchio completo, che grazie alla sua astrazione porta gli studenti ad ampliare anche la creatività/immaginazione, cose molto importanti anche per scopi ben lontani dalla matematica, come lo scrivere o il creare (start up per esempio).

Ah dimenticavo, tornando un po’ alle cose pratiche, solitamente i corsi di laurea in matematica si svolgono in una laurea triennale ed una magistrale, dove spesso nel percorso magistrale oltre a studiare cose chiaramente più avanzate, si cerca di costruirsi un percorso più specializzante in qualche settore.

Questo paragrafo introduttivo è stato un po’ di chiacchiere, ma comunque penso sia interessante la tematica delle cosiddette soft skills che questa tipologia di studi può aiutare a sviluppare. Passiamo quindi ad un’analisi un po’ più pratica, partendo da cosa aspettarsi da questo percorso di studi.

Cosa aspettarsi dalla matematica universitaria

Iniziamo con un dato di fatto: la matematica che hai avuto modo di conoscere alle superiori puoi vederla alla pari dell’inizio di un trailer di un film, neanche come tutto il trailer 🙂 Infatti alle superiori si vede più o meno bene, una semplificazione del calcolo differenziale in una variabile, con una parte relativa ad aritmetica e algebra nei primi anni della superiori. Per cui ciò che hai avuto modo di conoscere fino ad adesso diciamo che verrà toccato nei primi corsi del tuo primo anno di studi a matematica, poi scoprirai tutte cose nuove.

Ma cosa può esistere di più complicato di un integrale? Beh, non per forza dobbiamo parlare di cose più complicate, semplicemente diverse. Ti riporto qui di seguito alcuni tra i settori principali della matematica, giusto da aprirti un po’ gli orizzonti:

  • Logica matematica
  • Modellizzazione della realtà
  • Algebra
  • Teoria dei numeri
  • Analisi matematica
  • Fisica matematica
  • Calcolo numerico
  • Geometria e topologia
  • Matematica discreta
  • Ottimizzazione e teoria del controllo
  • Probabilità e calcolo stocastico
  • Dinamica dei fluidi
  • Storia della matematica
  • Matematica ricreativa

e valuta che sono stato parecchio vago in questa lista, dato che per esempio nell’analisi matematica (che è quella di cui hai visto qualcosa in quarta o quinta superiore) ci sono moltissimi settori, dall’analisi delle equazioni differenziali, dei sistemi dinamici, delle equazioni alle derivate parziali, della teoria della misura e molto altro…

Questo preambolo non l’ho fatto per spaventarti, anzi! Semplicemente per farti sapere che la matematica si applica a moltissimi contesti diversi e tutti da scoprire. Se ti interessa approfondire questo tema ti consiglio vivamente di leggerti uno dei seguenti libri:

Trovo che la lettura di questi testi ti porterà ad una scelta molto più informata riguardo il tuo percorso di studi. Ciò non toglie che ci si possa iscrivere un po’ alla cieca come ho fatto io e molti altri immagino, con l’unica motivazione che alle superiori la matematica ci è piaciuta e quindi probabilmente sarà lo stesso anche dopo.

Ah, giusto per condividere qualcosa di personale, io fino a 10 giorni prima di iscrivermi in triennale sono stato convintissimo di iscrivermi alla laurea in informatica, poi in realtà quasi istintivamente sono andato ad iscrivermi a matematica e sono davvero contento della scelta che ho avuto la fortuna di fare. Quindi i consigli che ti sto dando qui sopra non derivano da ciò che ho fatto io, ma da una visione a posteriori che ho adesso avendo ormai fatto 4 anni di corsi di matematica.

Se vuoi un parere diverso dal mio ecco un video:

Analisi del piano di studi della mia triennale

Addentriamoci ora in qualcosa di molto concreto che sono certo che ti sarà utile. Premetto che ogni corso di laurea in matematica e ogni città offrono corsi diversi, tenuti da professori diversi e con attenzione particolare ad aspetti diversi. Ma, soprattutto per il primo anno, bene o male le materie sono le stesse, perché fondanti per ogni percorso.

Quindi ho pensato possa esserti utile l’analisi del mio piano di studi, ovvero elenco degli esami che ho fatto, in laurea triennale. Premetto però che io ho fatto la triennale in matematica applicata (a Verona), quindi mi mancano molti esami più associabili alla matematica pura, come logica o cose relative alla teoria dei numeri, però in compenso ho parecchi corsi più numerici e relativi al calcolo scientifico.

Detto ciò, sappi che ogni università mette a disposizione questo piano di studi sul suo sito, quindi puoi leggerti ciò che ho da dirti nelle prossime righe e poi andare ad incrociare il mio piano con quello delle università a cui sei potenzialmente interessato, cercando di capirlo meglio.

Nelle due immagini precedenti trovi la lista degli esami che ho fatto nella mia laurea triennale. Siccome avevo la possibilità di scegliere alcuni corsi ed ero tentato dal ramo finanziario (per poi scoprire che in realtà non mi piaceva) ho scelto di fare i due corsi che ho evidenziato, che magari mancano ad un po’ di altri percorsi universitari.

Ho omesso la colonna dei professori a cui erano assegnati i corsi perchè non è rilevante per quello che voglio condividere in questo post, se sei curioso puoi andare a cercarteli 😉

Posso già dirti che il primo semestre del primo anno è più o meno simile in tutte le università quindi magari qui ti spiego meglio i corsi:

  • Algebra lineare con elementi di geometria: questo è davvero un corso fondamentale, dovrai mettertelo come priorità a mio parere perché tutto ciò che impari sarà poi utilizzato in ogni corso seguente. Si studiano le principali strutture algebriche e le loro proprietà, come spazi vettoriali, gruppi, matrici, numeri complessi, sistemi lineari e molto altro. Nel programma avevo anche lo studio della geometria proiettiva e delle coniche, questo dipende un po’ dall’università.
  • Analisi 1: Questo è un po’ il corso in cui, se hai fatto bene matematica al liceo, ti troverai più avvantagiato perchè bene o male tutte le cose sono state viste, chiaramente non a livello universitario. Questo era il programma del mio corso di analisi uno: Proprietà dei numeri reali. Successioni e serie numeriche. Limiti. Funzioni continue. Calcolo differenziale per funzioni di una variabile. Calcolo integrale per funzioni di una variabile reale. Introduzione alle equazioni differenziali ordinarie. Topologia della retta reale.
  • Fondamenti della matematica: Questo è un corso davvero utile perché permette di imparare, o comunque prendere la mando, a fare dimostrazioni e le principali strutture logiche necessarie per fare matematica.Nel mio corso si vedevano metodi e concetti fondamentali della matematica, in particolare il metodo della dimostrazione ed il linguaggio degli insiemi.
  • Programmazione con laboratorio: Questo è un corso molto vario ma comunque per me importante perchè mira ad insegnare a scrivere algoritmi, seppur di base, a ragionare come fa un computer e a programmare qualcosina, magari niente di eccessivo ma è comunque davvero importante per capire come costruire procedure algoritmiche. Nel mio corso abbiamo usato un po’ Python e un po’ Java, in seguito Java non l’ho più usato mentre Python l’ho poi recuperato in altre circostanze.

Chiaramente non sto qui a descriverti ogni corso che ho seguito perché penso sarebbe eccessivo, però aggiungo qui sotto la descrizione dei 3 corsi che più mi sono piaciuti:

  • Sistemi dinamici: Il corso tratta vari aspetti dell’analisi qualitativa delle equazioni differenziali ordinarie e introduce alla teoria dei sistemi dinamici continui. Ci si propone di studiare con una certa profondità gli argomenti in programma sia dal punto di vista teorico che sapendo trattare esempi. Sui sistemi dinamici avevo già scritto qualcosa qui sul sito, perchè è un po’ il settore della matematica che preferisco.
  • Analisi 3: Da me, questo corso consisteva nello studio dell’analisi complessa che è molto affascinante perché si discosta molto da quanto visto con l’analisi reale negli anni precedenti ed è ricca anche di aspetti geometrici/visuali interessanti.
  • Dinamica dei fluidi: Questo corso era un’introduzione all’analisi della dinamica dei fluidi, per me molto interessante perchè ho scoperto cosa sono le equazioni di Navier-Stokes e ho potuto applicare le tecniche acquisite negli anni precedenti per applicarle ad una situazione che vedevo più pratica/concreta, ovvero l’analisi delle correnti, dell’aria e così via.

Spero che ti siano interessanti queste descrizioni, poi ti consiglio di approfondire sui siti delle università che ti interessano e facendo ricerche online del tipo “cosa si fa al corso di…”.

Perché iscriversi al corso di laurea in matematica

Siamo arrivati alla fatidica domanda…

Ok, tutto bello, tutti bravi ma perché dovrei iscrivermi a matematica? Allora, visto che è un po’ difficile, almeno a mio parere, capire se ci possano piacere dei corsi di cui sappiamo solo in linea teorica il loro contenuto (come se sapessimo solo leggere l’etichetta di una scatola e volessimo essere in grado di decidere se ci piace il contenuto), direi di rivolgere l’attenzione ad altri aspetti.

Può succedere che tu sappia già che vuoi fare il professore di matematica o magari abbia un familiare che lavora nel settore matematico e allora in quel caso la tua scelta sarà più facile, perché hai un obiettivo che ti piace e vuoi raggiungere e quindi la laurea in matematica è solo una cosa da cui devi passare, in quel caso ho poco da dirti, prova ad iscriverti e vedi come va 🙂

Ho invece dei consigli per chi non vuole basare la sua scelta sulla professione futura, io per esempio non avevo idea di cosa si potesse fare una volta usciti dall’università, mi sono iscritto ( e ne sono contento ) solo pensando a quello che poteva piacermi studiare negli anni successivi.

Quindi, per capire se sei nel mindset che può portarti a vivere sereno una laurea in matematica io ti consiglio di fare 2 cose:

  1. Leggi più libri divulgativi, post sui forum/gruppi Facebook possibili in cui ti fai un attimo un’idea di cosa voglia dire fare matematica. Un buon punto di partenza potrebbe essere questo sito 😉 Non è un problema se non capirai i tecnicismi, è più che normale, la cosa importante è che tu provi a capire “se potrebbe piacerti capire quelle cose”.
  2. Parla con più studenti e laureati possibili, fatti dare consigli e magari vai anche a seguirti una delle prime lezioni di un corso del primo anno, tanto sono tutti ad accesso libero. Così ti fai un’idea di come sia l’ambiente e se ti ci troveresti bene dentro.

Ah…una cosa che ci tengo a dirti, in tutte le realtà universitarie di matematica con cui sono venuto a contatto, c’è un clima molto più informale rispetto a percorsi più umanistici o letterari. Mi spiego meglio, solitamente i corsi sono seguiti da poche persone (ti direi massimo una sessantina in media), adesso sto seguendo corsi in cui siamo in 2 in aula ma questo è un altro discorso ahah, ma comunque questo è molto utile perchè puoi fare più domande ai professori ed essere meno intimorito dagli auditorium completamente pieni.

Altro fattore determinante per scegliere bene, secondo me se ti piace risolvere problemi, matematica (o volendo anche informatica) sono senz’altro ottime scelte per te. 

Non sto qui a soffermarmi sulla differenza tra matematica pura, matematica applicata  e ingegneria matematica, magari facciamo un post a riguardo in futuro.

Ti lascio qui anche un video fatto molto bene da Naum di MathMind riguardo la scelta di matematica:


Sbocchi lavorativi per un laureato in matematica

Forse non te lo aspetteresti ma non riesco a riassumere in 10-15 righe tutti i possibili sbocchi di un matematico, quindi ti rimando ad alcune risorse esterne davvero ricche e ti anticipo che in futuro ne pubblicherò una lista (punto a 50 esperienze) anche qui sul sito.

Medaglia Fields: Storia e curiosità

Cos’è la Medaglia Fields?

La medaglia Fields è un premio conferito dal Congresso Internazionale dei Matematici ogni 4 anni per chi ha ottenuto “eccezionali risultati in matematica”.  Essa è chiaramente anche pensata come uno stimolo per altri matematici per ottenere risultati altrettanto di livello.

La commissione che ha il compito di assegnare questa Medaglia è stabilita dall’IMU ovvero l’unione internazionale dei matematici. L’incarico che viene loro assegnato è quello di nominare dai due ai quattro vincitori, con l’attenzione di coinvolgere diversi settori della matematica.

C’è un altro requisito che questi vincitori devono soddisfare per essere tali, devono avere meno di 40 anni. Come mai questo limite di età? Fondamentalmente per premiare i risultati raggiunti nei primi anni di lavoro di un matematico, che spesso sono anche i più produttivi.

Chiaramente, come puoi leggere nell’articolo in cui spiego il perchè non esiste il premio Nobel per la matematica, la Medaglia Fields non è il solo premio a cui un matematico può ambire, quindi anche chi supera quest’eta può puntare a vari riconoscimenti. 

Ti citerò alcuni di questi premi esistenti nell’ultimo paragrafo di questo articolo. Ci tengo però a specificare che la Medaglia Fields è definita il Premio Nobel per la Matematica, perchè è il più ambizioso riconoscimento a cui un matematico può ambire.

In realtà è anche più complicato da vincere di un premio Nobel, dato che quest’ultimo viene assegnato ogni anno ed è privo di limiti di età 😉

Ah…dimenticavo! Come ogni premio che si rispetti oltre alla medaglia i vincitori ricevono anche un riconoscimento monetario che, tuttavia, in questo caso non è minimamente comparabile a quello per i vincitori del premio Nobel. Infatti le medaglie Fields ricevono 15000 dollari canadesi, invece i vincitori del Nobel ricevono 8 milioni di corone svedesi, circa 100 volte tanto. E’ forse questo uno scarso riconoscimento? Beh, se non sei un matematico forse ti sembrerà di sì, ma per chi è del settore il solo vincere sarà riconosciuto come un grande merito.

Il nome “Medaglia Fields” deve il suo nome a John Charles Fields e vedremo nel prossimo paragrafo il perchè di questa scelta 🙂

Chi è John Charles Fields?

J.C. Fields è nato e morto in Canada (1863-1932)  ed è meglio conosciuto come il fondatore della Medaglia Fields. E’ figlio di un lavoratore in un negozio di pelletteria e un’insegnante. Iniziò i suoi studi nella sua città natale e ricevette una medaglia d’oro per i suoi risultati in matematica.

John Charles Fields

Si è laureato in Matematica nel 1884 all’università di Toronto ottenendo poi il suo dottorato nel 1887 all’università Johns Hokins negli Stati Uniti. 

Scontento della ricerca matematica in Nord America, nel 1891 si spostò in Europa, muovendosi in varie città ed università, collaborando con i più illustri matematci del tempo. 

Nel 1901 tornò poi in Canada con l’obiettivo di innalzare il livello della matematica nella sua nazione. Qui fu poi nominato presidente del Royal Canadian Institute. Dedicò anima e corpo a questo incarico (e ad organizzare congressi internazionali in Canada), a tal punto da sviluppare problemi cardiaci.

Il nome di Fields è passato alla storia della matematica soprattutto perchè nel letto di morte si assicurò che nel suo testamento fosse aggiunta una sovvenzione di 47.000$ per avviare la Medaglia Fields.

Lui morì a causa di un ictus nel 1932 e la medaglia fu assegnata per la prima volta nel 1936, per poi essere introdotta nella prima ICM (International Congress of Mathematics) dopo la seconda guerra mondiale nel 1950 (fino ad oggi).

Storia della Medaglia Fields

Al Congresso Internazionale dei Matematici del 1924 a Toronto, si decise che ad ogni ICM, due medaglie d’oro dovevano essere assegnate per riconoscere risultati matematici eccezionali. 

Il professor J. C. Fields in seguito donò fondi per far affermare le medaglie, che furono poi nominate in suo onore. Nel 1966 fu convenuto che, alla luce della grande espansione della ricerca matematica, si potevano assegnare fino a quattro medaglie ad ogni Congresso.

Ci sarebbero molti eventi interessanti da raccontare in questi quasi 100 anni di Medaglie, come per esempio quando Perelman rifiutò di ricevere la medaglia, ma preferisco rimandarti al sito di Wikipedia in cui c’è una lista davvero fatta bene: https://it.wikipedia.org/wiki/Medaglia_Fields#Storia

Chi può vincere la Medaglia Fields e cosa deve aver fatto?

Cédric Villani

Quando morì Fields non voleva che la medaglia portasse il suo nome, o il nome di qualcun altro. Non fornì linee guida su quali aree di studio dovessero essere assegnate le medaglie. Voleva che questo riconoscimento fosse il più aperto possibile e anche che fosse il più non politico possibile.

Fields intuì che se la Medaglia fosse stata assegnata in merito a contributi nel passato, ci sarebbero sempre stati problemi dovuti a rivalità nazionali passate all’interno della commissione assegnatrice. Lui infatti lasciò scritto che questo premio non dovesse essere conferito priconoscere di risultati ottenuti nel passato ma per meritevoli future promesse.

Maryam Mirzakhani

Questa è la differenza principale che, almeno in teoria o in via idealistica, questa medaglia ha rispetto al premio Nobel. Poi in realtà ci siamo sempre più allontanati da questa visione ideale e la medaglia viene solitamente conferita in merito ad effettivi risultati ottenuti.

Un’altra cosa importante è che la medaglia Fields non ha sempre avuto l’importanza che le è assegnata oggi, veniva considerata al pari di molti altri premi. 

Il prestigio che le è attribuito oggi segue dal limite d’età che è stato fissato e soprattutto dal titolo che le è stato accoppiato di “Nobel della Matematica”. 

L’origine storica dietro a questi due importanti cambiamenti nella storia della medaglia Fields risalgono all’anno 1966. Nelle edizioni precedenti al 1958 emergono interessanti comunicazioni tra i responsabili dell’assegnazione, in cui si dissero più volte che “ci sono così tanti matematici meritevoli da non riuscire a decidere a chi dare la medaglia”.

Nel 1950 la commissione si focalizzò su molti diversi criteri, per esempio se dovessero solo concentrarsi sugli algebristi, oppure sui matematici con meno di 32 anni o matematici diventati famosi grazie al precedente congresso.

Da quel congresso in poi, per alcune assegnazioni successive, presero come criterio di riferimento che il riconoscimento della medaglia dovrebbe essere un modo per far crescere di popolarità i vincitori. Per cui se un candidato avesse già rivestito il ruolo di professore in un’ottima istituzione oppure avessero già ricevuto altri importanti premi, allora questo sarebbe stato per loro un “motivo in meno” per ricevere la medaglia.

Nel 1966 la commissione si accorse però che questi criteri erano troppo complessi, interpretabili e ambigui e che quindi l’assegnazione stesse diventando troppo difficile. Per cui decisero di imporre un limite d’età. 

Quindi tutto ad un tratto anche matematici già riconosciuti a livello internazionale, ma comunque giovani, potevano essere validi candidati per la medaglia. Ecco quindi da dove arriva la crescita di prestigio di questa medaglia e quindi anche il nome “Premio Nobel per la Matematica”.

Ecco quindi il paradosso dietro la medaglia 🙂 Per cercare un criterio per valutare a chi assegnare la medaglia in base ai meriti, decisero di imporre un limite d’età che è completamente diverso come obiettivo, si quasi l’opposto! Infatti l’età dei 40 anni non ha alcuna relazione magica con l’attività di un matematico, è abbastanza casuale.

O meglio, non è casuale, è il più piccolo numero “tondo” che li tutelava dall’assegnazione delle medaglie Fields nelle precedenti edizioni. Infatti prima del 1966 tutti i vincitori avevano meno di 40 anni 😉

Se avessero limitato il premio ai 30 o 35 anni sarebbe stato diverso? Beh, forse ma lascio a te le valutazioni…chiaramente non i tutti  i campi di ricerca è possibile ottenere risultati degni di nota in giovane età.

Matematici famosi che hanno vinto la Medaglia Fields e risultati più memorabili

Nelle due immagini precedenti puoi vedere la distribuzione delle medaglie delle scorse edizioni rispetto a nazionalità e università. Due immagini parecchio interessanti direi.

Ma vediamo ora la lista dei matematici che hanno avuto modo di accedere a questo gran riconoscimento. Siccome sono molti non la riporto qui nell’articolo, preferisco concentrarmi sul successivo paragrafo in cui parleremo dei vincitori italiani (che sono solo 2 fino ad ora). Però puoi trovare qui una tabella davvero ben fatta con tutta la lista e alcune informazioni su questi vincitori: https://stats.areppim.com/listes/list_fieldsxmedal.htm

Italiani che hanno vinto la medaglia Fields

Gli unici due matematici italiani ad aver vinto la medaglia Fields sono Enrico Bombieri ed Alessio Figalli. Loro l’hanno vinta rispettivamente nell’edizione del 1974 e del 2018.

Bombieri fu vincitore della Medaglia Fields e del Premio Balzan grazie alla sua ricerca nella teoria dei numeri, geometria algebrica e analisi matematica.

Enrico Bombieri

Alessio Figalli

Figalli invece vinse l’anno scorso grazie alla sua ricerca nel campo del trasporto ottimale. Ha già vinto anche molti altri riconoscimenti tra cui la Medaglia Stampacchia nel 2015 e il Premio Feltrinelli Giovani nel 2017. I suoi settori di ricerca privilegiati sono il calcolo delle variazioni e le equazioni differenziali alle derivate parziali.

Lui ha conseguito la laurea alla Normale di Pisa ed ha completato poi il suo dottorato sotto la supervisione di Luigi Ambrosio e Cédric Villani (altra medaglia Fields, nel 2010). Dal 2016 è docente al Politecnico federale di Zurigo.

Puoi trovare le pagine Wikipedia di questi due matematici italiani qui di seguito:

Alessio Figalli

Enrico Bombieri

A che altri importanti riconoscimenti può ambire un matematico?

Per i matematici sono stati pensati molti premi oltre alla Medaglia Fields. Alcuni riconoscimenti parecchio famosi sono:

  1. Premio Caccioppoli
  2. Clay Research Award
  3. Premio Henri Poincaré
  4. Premio Abel
  5. Medaglia Stampacchia
  6. Medaglia Guy
  7. Pregio Carl Friedrich Gauss

E molti altri che puoi trovare qui: Premi matematici

Per concludere ci tengo a lasciarti qui di seguito alcune risorse da cui ho preso il materiale per scrivere questo articolo e altre per tuoi eventuali approfondimenti personali:

E qui qualche video che potresti trovare interessante: